Amore difficile

 

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L’amore oggi è più difficile di un tempo?

 

Non credo che ci siano epoche più facili o più difficili, ogni tempo ha i suoi pregi e difetti. Premettiamo che l’amore è sempre una questione complicata, perché travolge l’individuo. Platone lo descrive come “un demone sempre inquieto e scontento” e gli antichi ci hanno lasciato una fiaba, quella di “amore e follia” dove la follia, giocando a nascondino, ferisce l’amore chino dietro un roseto, rendendolo cieco, e per farsi perdonare gli diventa inseparabile compagna. L’amore va oltre il tempo: crea il bisogno dell’altro, come una fame che non si placa e che somiglia alle fami dei bambini; rende fantastico il mondo presente coprendolo d’incanto; si proietta nel futuro estremo perché vorrebbe essere eterno. L’amore è uguale in tutte le epoche. I problemi che trascina con sé sono invece diversi a seconda dei momenti storici e dei valori sociali. Un tempo i maggiori problemi consistevano nella impossibilità di scegliere e nella mancanza di libertà. L’amore era coartato e le grandi storie d’amore avevano spesso fini tragiche. Oggi i problemi consistono nella troppa scelta e nelle incertezze di una fluida libertà. L’amore è frammentato e lascia vuoti difficili da elaborare. Resta la principale democratica fonte di felicità e di dolore, rendendo uguali gli uomini. Come diceva Samuel Jonson: “L’amore è la saggezza dello stolto e la follia del saggio.”

 

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L’amore può far ammattire?

 

Senza alcuna pretesa scientifica, riporto la personale esperienza di molti anni come psichiatra. Presso le strutture pubbliche le persone che arrivano in crisi acuta a causa dell’amore sono poche. Sono di più nello studio privato, in maggioranza donne ma aumentano gli uomini. La cause sono: la fine brusca ed inaspettata di un rapporto, lo stato di oppressione generato dal legame d’amore, l’incapacità di scegliere.

 

  • La fine brusca di un rapporto: genera angoscia di perdita, senso di colpa, rabbia. In qualche modo la persona esprime parti piccole e bisognose in quanto abbandonata. L’amore dava l’illusione di essere interi e la sua fine può portare a crisi acute di depressione, quando il dolore e la rabbia vengono rivolti contro se stesso, o a stati persecutori se vengono rivolti contro l’altro. In terapia si ha bisogno di ricuperare ciò che si è investito nel legame affettivo, trovare sostegni sostitutivi e riscoprire l’autonomia.
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  • Oppressione del legame d’amore: in questi casi il legame d’amore, di tipo oppressivo, genera frustrazione, conflittualità ed impotenza. La conseguenza è uno stallo doloroso, che può produrre malesseri cronici, quali stati ansioso-depressivi persistenti e somatizzazioni (cefalea, vomito, colite, disturbi respiratori, disturbi immunitari ecc). In questo caso il legame, seppure insoddisfacente, risponde a vecchi schemi interiorizzati. In terapia si deve affrontare la dipendenza, che impedisce di prendere decisioni, e diventare consapevoli di quel pezzo di storia passata che influenza le relazioni nell’oggi.
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  • L’incapacità di scegliere: si tratta di uomini e donne lacerati da una scelta che sembra impossibile: lui o l’altro, andare o restare. In questi casi il dilemma viene estremizzato in due poli, ognuno dei quali è portavoce di bisogni differenti. Esempio: vado con lui, che rappresenta il mio bisogno di sicurezza o vado con l’altro che rappresenta il mio bisogno di emozioni. Ciò determina stati confusionali e calo di energia vitale. La terapia dovrebbe aiutare a superare dualismo e onnipotenza, per prendersi la responsabilità di una scelta consapevole, con tutti i vantaggi e rischi che tale scelta comporta.

 

Un ragionamento a parte merita l’amore omosessuale, a volte difficile da accettare dalla persona stessa o dal suo entourage; e il vuoto d’amore, quando l’amore non c’è e si teme non arrivi mai, che è un problema crescente in uomini e donne. Questo ultimo problema deriva dalla difficoltà ad instaurare legami duraturi in un’epoca come la nostra, veloce e incerta.

 

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C’è una differenza fra uomo e donna?

 

Anche qui cautamente sembra di poter dire che la donna tende a soffrire di più quando non riesce a lasciare l’uomo che non la ama, perché dipende da lui, anche se questo comporta sacrifici. Ella oscilla fra l’iperadattamento, dove accumula scontento e rancore, e l’idealizzazione, dove immagina una relazione perfetta e appagante; sopravvalutando l’oggetto d’amore ritiene di non poterne fare a meno. L’uomo invece tende a soffrire di più quando non riesce a lasciare la donna che non ama più. Egli preferisce mantenere un nido caldo dove rifugiarsi e avere uscite estemporanee, chiedendo alle donne molta dedizione; sottovaluta l’autonomia della donna oggetto d’amore, ritenendo di non poter essere abbandonato, anche quando la relazione è insoddisfacente.

 

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A cosa dovrebbero tendere la donna e l’uomo?

 

La donna dovrebbe crescere nella sua autostima e tenere alto il proprio valore, che le deriva da se stessa e non solo dagli altri. L’uomo dovrebbe accettare il dolore della perdita e non rifuggire da essa. Le chiusure dei rapporti sono salutari, ridanno chiarezza dove c’era confusione, libertà dove dominava la coartazione e responsabilità dove cresceva la recriminazione. Ricordiamo la poesia di Gibran Il Profeta: Vi sia spazio nella vostra unione, come un moto di mare tra le sponde delle vostre anime. E cantate insieme, ma ognuno di voi sia solo, come sole sono le corde del liuto, e siate uniti, ma non troppo vicini; le colonne del tempio si ergono distanti. E la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro.

 

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Conclusione

 

Possiamo riassumere i concetti in questi consigli:

 

  • Accettiamo l’epoca moderna, che ci accomuna tutti nelle incertezze d’amore.
  • Non pensiamo che il problema d’amore sia solo nostro o che dipenda solo da noi: i dubbi, le contraddizioni e la precarietà sono storiche.
  • Restiamo forti nel difendere la relazione affettiva che abbiamo costruito e che la vita ci ha portato a intrecciare.
  • Siamo duttili nell’accettare i cambiamenti scelti o imposti.
  • Impariamo con fiducia a riprendere il cammino, anche se con un altro sentiero e con altri compagni di viaggio.
  • Rispettiamo noi stessi e non facciamoci del male, se il nostro amore è finito.
  • Rispettiamo l’altro e non vogliamo il suo male, perché nessuna persona ci appartiene.
  • Superiamo l’Amore Assoluto, che genera grandiosità e infantilismo, e costruiamo un Amore Civile, condivisibile e libero.

 

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