CURARE

 

L’incontro con molte persone sofferenti aiuta a scoprire la straordinaria unicità di ciascuno. L’intreccio delle esperienze compone il quadro di ogni esistenza, dove ci sono forza e debolezza, realizzazioni e cedimenti. I nodi sono saldature salutari, ma a volte fanno male e limitano il proseguire. La terapia non può cambiare il passato, né cancellare il dolore. Ma può rendere la persona più cosciente di se stessa e liberarla da confusioni vaghe.

Siamo tutti condizionati dagli stessi meccanismi, dalle stesse incertezze; il disagio non affonda le sue radici su incapacità od errori isolati. L’humus della sofferenza dei singoli è sempre terreno sociale, dove rapporti sbilanciati di potere possono alimentare la competizione, l’esclusione e dunque l’ingiustizia. La sofferenza psiclogica porta a conoscere le contraddizioni dalla collettività e le difese che ognuno adotta per non restare indietro. Queste difese sono da rispettare, perché modi reperiti per sopravvivere. Se eccessivi e persistenti prendono la forma di sintomi patologici, che lacerano la normalità. La collettività dovrebbe interpretarli, prima ancora di eliminarli, per correggere i propri errori.

L’incontro con molte persone sofferenti permette di raccogliere dati e ipotesi su ciò che genera il malessere. L’intuito e l’empatia, con cui si è cercato di avvicinarle, ha facilitato la formulazione di ipotesi, che verranno presentate in brevi scritti. Tali ipotesi, semplici suggerimenti alla riflessione, riguarderanno i principali disagi psichici di cui la sottoscritta ha fatto esperienza come terapeuta.