Disturbi alimentari

 

immagine disturbi alimentari

 

 

Quali sono i disturbi alimentari?

 

Come in tutte le malattie le classificazioni sono un modo di orientarci, ma non sono la verità. Ognuno ha un proprio modo di essere e anche di ammalarsi. Per semplificare diciamo che un rapporto malato col cibo può essere:

1) Comportamento anoressico, quando il cibo viene considerato un nemico assoluto e la persona fa di tutto per restare sotto il peso minimo consentito, arrivando quasi a delirare sul proprio corpo.

2) Comportamento bulimico, quando il cibo viene assunto in abbuffate senza controllo, per poi vergognarsene ed espellerlo.

3) Comportamento alimentare ossessivo, se il cibo viene assunto in modo esageratamente controllato, senza che questo arrivi ad influenzare fortemente il peso, ma diventando un’idea fissa prevalente.

 

Questi ultimi disturbi si chiamano Disturbi Alimentare Minori. E’ bene conoscerli, per non cadere nella convinzione che tutto sia anoressia. Il termine “anoressia” spaventa e allontana dalla cura, anziché favorire la collaborazione. I Disturbi minori son più leggeri e curabili, arrivano in concomitanza con periodi difficili e aumentate richieste sociali. Bloccano la persona dentro una prigione di necessità (“devo calcolare tutte le calorie”) e dentro limiti ferrei (“non devo sgarrare”), togliendo la spontaneità di alimentarsi. Chi ne soffre è uomo o donna, ha età variabile e non solo adolescenziale. Ha un carattere originale e spesso anticonformista. Ha ottima capacità di introspezione e si giova facilmente di una psicoterapia. Guarisce quasi sempre completamente, dopo un periodo di disagio variabile per ognuno.

 

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Come riconoscere il Disturbo Alimentare Minore?

 

Oltre alle caratteristiche appena accennate (sintomi diversificati, variabili, non gravi, che colpiscono persone di entrambi i sessi ad ogni età, specie l’adolescenza e fra 20 e 40 anni) questo disturbo è francamente psicosomatico ed ossessivo. Psicosomatico perché la persona utilizza il linguaggio del cibo per controllare dentro di lei “qualcos’altro” che deriva dalla sfera emotiva ed istintiva. La persona dice infatti: “Devo controllare il cibo, altrimenti mi sembra che TUTTO mi sfugga”. Ossessivo perché è ripetitivo e dominante, placa l’ansia che altrimenti salirebbe, e definisce un binario rigido lungo cui camminare, anche se il significato di questa imposizione resta un mistero.

Il Disturbo Alimentare Minore è, più chiaramente che altri disturbi alimentari, conseguenza di un conflitto tenuto a bada. La persona dice: ”Una parte di me vorrebbe mangiare, l’altra parte lo vieta, e io domino le cose col controllo perfetto, per non cadere nel rischio di ingrassare”. Il timore ultimo è quello di aumentare di peso, cioè di cedere all’impulso della fame. Ecco perché a volte, nella storia di queste persone, ci sono periodi di anoressia o di bulimia, da cui sono uscite proprio col controllo ossessivo.

 

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Perché si cade nell’ossessione alimentare?

 

Non è facile rispondere, ma le molte terapie hanno aperto varchi di consapevolezza importati. Tra i tanti fattori ambientali, culturali, famigliari e personali, che concorrono al disturbo, ci si soffermerà sul “peso-dolore”.

Ci sono momenti della vita in cui sembra di non arrivare allo scopo fissato, soprattutto si teme, non arrivandoci, di deludere e di perdere la stima e l’amore degli altri. Nelle persone con disturbo alimentare questo timore viene letto come colpa (“non sono in grado di essere amabile”) e provoca un dolore interno che può pervadere e impedire di andare avanti. Allora tale peso/dolore viene isolato, come fosse una zavorra, e spostato sul corpo, per lasciare libera la mente. Il pensiero resta intatto e si dedica allo studio, al lavoro e alle varie responsabilità. Il corpo appesantito viene tenuto a bada, perché non disturbi. Come tenerlo a bada? Controllando la fame, che dei suoi istinti è il primo.

Quindi l’ossessione alimentare può essere letta, in quest’ottica, come un modo di salvarsi, di restare persona lucida e motivata, sacrificando un po’ il corpo, che a questo si presta fedelmente, e limitandone i bisogni primari. Se il disturbo venisse tolto senza elaborare nulla, ci sarebbe il rischio di veder affiorare il peso/dolore. La persona non sarebbe più ossessiva col cibo, ma depressa.

 

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Cosa c’è nella vita precedente il sintomo?

 

La persona interessata ha avuto in genere una vita fatta di molte regole e richieste e si è abituata a rispondere compiacendo. Ma poi la vita diventa complessa, aumentano gli affetti e le esigenze, e non è sempre possibile compiacere a tutti. Ecco allora il timore di non essere amabile e la ricerca di una difesa, che diventa psicosomatica sull’alimentazione.

La persona sceglie inconsciamente il disturbo alimentare per salvare la mente; per lei la forza del pensiero è la cosa più importante. Preferisce far soffrire il corpo che perdere la lucidità. Questo deve essere sottolineato, perché la persona si renda conto che si vuole bene, pur avendo un problema, e che la terapia non la porterà ad essere diversa, soltanto più completa.

 

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Quale terapia è indicata nel Disturbo Alimentare Minore?

 

Nel disturbo alimentare minore è indicato farsi controllare da specialisti per gli eventuali squilibri dietetici. La rete è da costruire fra medico di base, dietologo, ginecologo. Quest’ultimo è importate per le irregolarità mestruali che accompagnano spesso i sintomi alimentari.

E’ indicata in modo specifico la psicoterapia. Solo un percorso di consapevolezza può far emergere il dolore sotterraneo, che la persona cerca di dominare col controllo alimentare. Nel dolore è contenuto un senso negativo di sé, che potrebbe pervadere la psiche. Quindi è indispensabile che ogni lavoro psicoterapico si accompagni alla riscoperta dell’autostima. Nel dolore c’è un pezzo di storia personale, spesso minimizzato. Quel pezzo di storia è triste, perché non ha tenuto conto di un bisogno importante. Oggi, che la persona è grande e consapevole, può riprendere quel bisogno e soddisfarlo con modalità adatte al presente.

 

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La Analisi Transazionale è adatta a curare questo problema?

 

La Analisi Transazionale è particolarmente adatta a curare tali disturbi perché centrata sulla risoluzione del copione, ossia di elementi inconsci appresi nel corso della vita, che fissano la persona dentro modalità rassicuranti ma rigide.

La terapia transazionale utilizza una conduzione genitoriale, per trasmettere nuovi permessi; accompagna il pensiero adulto, porta per l’alleanza con queste persone; libera il bambino interno, tenuto troppo a bada e lo aiuta a sentire il vecchio dolore, che conduce a necessità sopite.

 

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Conclusione

 

Possiamo riassumere i concetti in questi consigli:

 

  • Se soffri di una ossessione alimentare, sappi che tale disagio non è un’ anoressia, ma un disturbo alimentare minore.
  • L’ossessione è un modo di scaricare altre ansie dentro il corpo per controllarle meglio.
  • Non temere di affrontare questo problema, che è comune a tante persone in genere creative e sensibili.
  • Sappi che dopo qualche mese di ossessione alimentare può insorgere irregolarità mestruale o amenorrea.
  • Inizia di buon grado una psicoterapia con un terapeuta che ti ispiri fiducia.
  • Ripercorri la tua vita e individua il momento in cui è iniziato il problema, lì è contenuta la tua difficoltà.
  • Non separare i sentimenti dai pensieri, entrambi sono diverse tinte di un unico insieme.
  • Ritrova la piena autostima, basata sulla tua unicità e non sui tuoi risultati.
  • Riduci la rigidità dei giudizi con cui opprimi te stesso.
  • Fa in modo che il cibo resti cibo e non appiccicargli addosso desideri ad esso estranei.
  • Continua a cercare carezze autentiche nelle relazioni intorno a te.

 

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Approfondimento sul tema del disturbo alimentare

 

Anoressia nervosa Bulimia Ossessione alimentare o disturbo alimentare minore

 

L’individuo distorce la propria identità sacrificando il corpo e privilegiando la mente; l'Io si sente perfetto senza fami, e il Sé corporeo viene dimenticato e oppresso, per dimenticare attraverso di lui il dolore.

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

  • Bruch H, “Patologia del comportamento alimentare” Feltrinelli Milano 1977
  • Clarkson P. “The Therapeutic Relationship in Psychoanalysis”
  • Crisp A.H. “Anorexia Nervosa”, Academic Press, 1980
  • Diagnostical Statistica Manual IV
  • Fantini M. “La mela e il cioccolato,- Storie e terapie dei disturbi alimentari”, Ananke, Torino, 2002
  • Giovannoli C. Fantini M. “Donne e psicoterapia”, Imprimitur, Padova, 1998
  • Gordon R.A. “Aneressia e bulimia” Raffaello Cortina Milano 1991
  • Groddeck G. “Il linguaggio dell’Es”. Mondatori, Milano, 1975
  • Sarteschi P Maggini C Psichiatria, Goliardica Editrice, Parma, 1982
  • Slade R. The Anorexia Nervosa Clear Answers to Everyone’s Questions, New York, 1994
  • Waldekranz C. Il corpo come messa in scena del copione, Neopsiche 10, 1993

 

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