A partire dagli anni ’80 e ’90 del secolo scorso un gruppo di scienziati dell’Università di Parma coordinato da Giacomo Rizzolatti e composto da Vittorio Gallese, Luciano Fadiga, Leonardo Fogassi, e Giuseppe di Pellegrino scoprirono un sistema di neuroni presenti nel cervello, di cui si ignorava l’esistenza. Tali neuroni sono dei “ripetitori” che si attivano guardando ciò che avviene nell’ambiente esterno. Come se ci fosse un sistema di specchi che non solo capta la realtà ma la riproduce fedelmente dentro la mente stessa di chi osserva. Vennero chiamati neuroni specchio. Tale scoperta fu possibile studiando i movimenti della scimmia: si vide che i centri del movimento si attivavano quando l’animale afferrava una banana, ma anche sorprendentemente quando guardavano il ricercatore afferrare lui stesso la banana. Il cervello produceva della variazioni elettriche simili. Da allora si estese la ricerca sia negli animali che nell’uomo. Si poté comprendere che anche l’uomo ha un sistema specchio che riguarda i movimenti, ma anche le aree del linguaggio e addirittura le emozioni.
Per dirla in parole semplici, il nostro cervello riproduce i movimenti degli altri, ma anche le intenzioni legate a tali movimenti (i neuroni specchio ad esempio captano se la finalità del gesto serve a posare la banana o a mangiarla), e si sta studiando oggi tale sistema legato alle emozioni. Sembra infatti che ci sia uno specchio che riflette le emozioni altrui, per far vivere dentro di noi ciò che provano gli altri, anche nei nostri confronti.
Tale scoperta delle neuroscienze ha dei risvolti importantissimi in più ambiti, che possiamo così riassumere:
- Lo studio dell’apprendimento nel bambino, anche rispetto al linguaggio
- Il modo di apprendere schemi motori anche nell’adulto
- La interazione individuo/ambiente
- L’importanza delle relazioni per lo sviluppo della personalità
- I cambiamenti dell’individuo immerso in determinati contesti
- Lo studio dell’autismo, dove sembrano difettare i neuroni specchio
- Lo studio della empatia, quale capacità di risuonare con l’altro
- Le metodologie della psicoterapia centrata sul rapporto paziente/terapeuta
Cose si vede i campi sono tanti, tutti fondamentali per il nostro benessere e per la crescita personale.
Ci soffermeremo su due aspetti, in cui la scoperta dei neuroni specchio ci è molto utile: come educare i bambini, come comunicare per stare bene e far stare bene.
Come educare i bambini
L’educazione dei bambini è un cammino complicato e un’arte. Tutti noi abbiamo sperimentato sulla nostra pelle, e poi rivissuto con i nostri figli, come sia importante il periodo dell’infanzia e della adolescenza. Le esperienze vissute lasciano impronte persistenti, la fiducia ci rende forti, mentre i traumi lasciano ferite profonde che da adulti continuano a influenzarci.
Allora chiediamo ai neuroni specchio il segreto per una buona educazione. La scoperta ci dice che il bambino vive dentro di sé cosa vede fare da mamma e papà, i gesti, le intenzioni, le emozioni relazionali. Tali immagini, riprodotte dalle sue cellule specchio, restano non solo come ricordi, ma come parte del suo tessuto nervoso, parte della sua identità in formazione. Possiamo costruire un promemoria di questo tipo:
- Fondamento dell’educazione è l’esempio, che diventa sostanza della nascente personalità.
- Tra il dire e il fare prevale il fare e ogni consiglio deve essere accompagnato dalla pratica
- Curiamo le emozioni con cui educhiamo il bambino, perché tali emozioni sono più forti delle parole: se lo sgridiamo con rabbia, diventerà rabbioso, se lo amiamo con tristezza diventerà triste, se lo accompagniamo con gioia diventerà una persona contenta
- Ricordiamo che lui mette dentro di sé le relazioni che gli proponiamo: se lo incoraggiamo si incoraggerà, se lo svalutiamo si svaluterà, se lo perdoniamo si perdonerà, se lo ascoltiamo si ascolterà.
- Quindi per farne un adulto completo offriamogli un modo di trattarlo che faciliti a specchio il suo dialogo interno
Come comunicare per stare bene con noi stessi e con gli altri
Da adulti i neuroni specchio non sono così importanti da diventare sostanza individuale, in quanto la personalità è formata. Ma il cervello ha la facoltà di rimodellarsi continuamente, come una creta che viene plasmata con le esperienze: si chiama plasticità nervosa. Le esperienze che ci cambiano di più sono le relazioni con gli altri-significativi e le emozioni conseguenti, proprio perché, come si sa oggi, l’ambiente vive dentro di noi nell’atto di percepirlo.
Allora possiamo capire come sia importante da un lato difenderci dalle interazioni negative, perché non entrino nel nostro cervello disturbando la mente, e dall’altro comunicare in modo costruttivo per essere portatori di pace e di crescita. In questo senso i consigli che diamo a noi stessi potrebbero essere:
- Sapendo che l’ambiente è importante nel bene e nel male, al punto da diventare dinamica intrapsichica, costruiamo una difesa efficace che sia confine e barriera consapevole
- Ognuno di noi ha un confine fisico che è la pelle e un confine psicologico che è costituito dal senso di se stessi, difficile da spiegare, ma efficace nella pratica, fatto di un’immagine della propria individualità delimitata, che nessuno ha il diritto di ledere e lacerare
- Tale barriera è come una porta attraverso cui possiamo decidere cosa far passare e cosa no: se gli altri ci trasmettono critiche utili o emozioni da condividere, lasciamo pure che i neuroni specchio li riflettano, ma se le parole sono offensive e le emozioni che le accompagnano ci fanno male, possiamo gestire lo specchio e immaginare altre parole buone, dette da noi stessi
- Anche le parole che diciamo a noi nel dialogo interno probabilmente risuonano nei neuroni a specchio, in quanto tali centri accolgono i fatti interattivi, tra cui le fantasie o la rievocazione dei ricordi
Facciamo splendere i nostri specchi interni delle esperienze che ci hanno migliorato e comportiamoci allo stesso modo con gli altri, offrendo una relazione degna di essere impressa nella mente altrui, come un libro istruttivo che ognuno possa rileggere per compagnia.
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